Barbagallo, tracce di un naufragio
di Rosario Pinto
Sarà inaugurata domani nello spazio di "MA-Movimento Aperto" un'installazione in cui Antonio Barbagallo sceglie di integrare il portato di ordine "concettuale" in una sorta di segmentazione "metarica".
Il tema è il "naufragio", un naufragio proposto attraverso l'ostensione del deposito dei suoi resti, i detriti che le onde accumulano sulla battigia, esemplati, nella riconfigurazione creativa dell'artista, in "due trittici, due legni-scultura ed un pannello dipinto con colori mordenti". Balza all'attenzione l'affondo segnico, con la materia che si produce in ordito contenutistico. Una materia, sommessamente soggiungiamo, mai presieduta dalla casualità inconsulta, ma rimodellata secondo una misura sottilmente prescrittiva, secondo un ordine che può definirsi addirittura di natura geometrica.
Come dire, insomma, che il "naufragio" non è mai totale e definitivo e che nel darsi del caos si annidano le scaturigini di una nuova disposizione ordinamentale.
Si affaccia una domanda: in qual misura l'artista, reinterpretando il dato storico e il dato di natura, tradisce entrambi, consegnandoci il proprio ritratto e, al tempo stesso, lo specchio in cui si riflette - solo che sappiamo guradar bene - la nostra stessa identità?
All'interrogativo, forse, può rispondere la storia stessa d'artista di Antonio Barbagallo, personalità di raffinatissima cultura e di sensibilità notevolissima. Altra volta, ad esempio, abbiamo sottolineato la preziosità del suo gesto espressivo, invocando addirittura - ed in profittevole allungamento nella prospettiva del tempo - le suggestioni esemplaristiche dell'età tardo gotica, come quelle che, in stagioni lontane, hanno già segnato il percorso di coniugazione di accenti espressivi e normativi, costituendosi in anticipazione storica di quelle consistenze creative cui la parte più suggestiva della temperie informale contemporanea - e qui viene di proposito Barbagallo - ci introduce ed accompagna.
da "Il Roma" del 21 marzo 2016