Dialoghi e silenzi

Il nucleo di ispirazione delle opere di Antonio Barbagallo è stato essenzialmente, parafrasando Heidegger, un cammino verso il linguaggio, o, più che un cammino, una tensione. mai rasserenata verso l'instaurazione di un rapporto tra due mondi, quello immaginifico dell'interiorità (dell'artista, ma anche di tutti noi) e quello troppo umano della ricezione e della fruizione.

Guardare un'opera di Barbagallo è come stare un pò dall'altra parte del quadro, ad intrattenersi con i significati, quasi fossero presenze familiari, vecchi amici.

Tale sensazione però dura poco perchè la profondità dei segni è inversamente proporzionale allo sguardo, e dunque il dinamismo interno dell'opera ti costringe a tornare al mondo in maniera anche violenta, come se fossi sputato via dalla balena di Giona.

I segni di scritture scomparse, che sembrano stare lì come un vecchio abecedario, in realtà tentano di emergere disperando di essere letti e compresi. (I. Nobile)

Con "Dialoghi e silenzi" l'artista passa da una visione frontale e compatta alla leggerezza di spazi aperti, colloca le sue opere nello spazio e trasversalmente al tempo in un conversare inteso nel suo etimo più vero: cum versari, trovarsi insieme sulle strade di Saba e di Byblos, di Ur e di Meroe per cogliere l'antica fatica di produrre un linguaggio, generare segni, comunicare.

 

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